Gli asceti della Maremma erano uomini e donne che, soprattutto nell’Alto Medioevo, scelsero di ritirarsi dalla società per condurre una vita di preghiera, contemplazione e penitenza nelle zone più selvagge e isolate della regione. La Maremma, con le sue pianure inospitali, le foreste fitte e le paludi, offriva un ambiente ideale per chi cercava la solitudine e il distacco dal mondo materiale, secondo la tradizione cristiana della fuga mundi (fuga dal mondo)12.
Tra questi asceti si ricordano figure come San Guglielmo di Malavalle, che dopo una vita avventurosa e un lungo pellegrinaggio, si stabilì nei pressi di Castiglione della Pescaia, dove visse in totale isolamento e preghiera. La sua esperienza diede origine all’Eremo di Malavalle e all’ordine dei Guglielmiti, che si diffuse anche fuori dall’Italia.
Gli asceti vivevano spesso da anacoreti, cioè in completa solitudine, senza seguire una regola monastica precisa né dipendere da un superiore. Si procuravano il minimo indispensabile per sopravvivere, dedicando la maggior parte del tempo alla meditazione e alla ricerca della perfezione spirituale
San Guglielmo dopo una vita dissoluta (sembra fu addirittura scomunicato dal Papa) decise prima di fare un pellegrinaggio a Roma, a Gerusalemme e poi a Santiago de Composteila e successivamente si ritirò in Toscana, inizialmente sul Monte Pisano (noto anche come Mons Eremiticus) poi nel Lucchese ed in Garfagnana per infine di ritirarsi a Malavalle nei pressi di Castiglione della Pescaia, nel luogo dove ancora oggi si possono vedere i resti dell’Eremo edificato dal suo discepolo.

La leggenda racconta che il Santo per insediarvisi dovette combattere e uccidere con il semplice tocco del suo bastore un drago che qui dimorava. Nell’ultimo anno della sua vita Guglielmo fu raggiunto da un discepolo, Alberto che edificò l’eremo e che raccolte le regole seguite dalle asceta in un codice che tu la parte per l’ordine Guglielmiti (in Germania ed in Austria l’ordine resistette fino al XIX secolo).
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